L’assessore alla Salute della Lazio, che ha presentato ufficialmente la sua candidatura alle squadre regionali, ha preso a pugni Giuseppe Conte.

Il M5S si guarda bene dal sostenerlo, ma sa che lo sosterranno Matteo Renzi e Carlo Calenda.

Possibile che arrivino anche Fratoianni e Bonelli.

Era un tratto verso la sua festa.

D’Amato era presente all’appuntamento al Teatro Brancaccio di Roma mentre Maria Elena Boschi era presente per Italia Viva.

Il consigliere era molto preoccupato quando dal suo partito arrivavano le indicazioni contrarie, poiché aveva indicato di voler essere l’erede al trono.

È andato con la squadra di Calenda, sperando che i dem potessero fare la fila.

La scelta di affiancare Letizia Moratti e Lazio D’Amato, i due assessori alla sanità protagonisti della lotta al Covid, è stato uno dei motivi per cui è stato effettuato il trasferimento.

I personaggi in questione non potrebbero essere più diversi, perché D’Amato è cresciuto a pane e la colonna del centrodestra è stata scritta da Moratti.

Tante le persone in prima fila, tra cui Marianna Madia, Monica Cirinn e il marito Esterino Montino.

In prima fila il sindaco di Roma.

Medici, chirurghi, professori di medicina parlano sul palco nella presentazione, che è simile al suo biglietto da visita.

Tutto questo lavoro non deve essere sprecato.

D’Amato dice che non possiamo dare la regione alla destra per questo.

Ci è tornato nel suo discorso.

Ci vuole molto pathos, spiegando come la sinistra debba “recuperare l’orgoglio di appartenenza” e “mettere in campo un’agenda riformista” perché qui più che altrove “va ripartito l’ascensore sociale”.

Grazie al fianco di D’Amato con i Renziani ei Calendiani, il Pd si è trovato in una situazione in cui ha dovuto abbozzare.

Come si fa a seppellire la candidatura di un membro del proprio partito? Martedì prossimo l’assemblea regionale del Pd riceverà l’investitura.

Le primarie di coalizione saranno decise dall’alleanza nel suo insieme.

Il sindaco vuole che D’Amato sia un ottimo presidente.

L’articolo della Lazio, il litigio con Calenda e la candidatura in solitaria sono così che D’Amato ha forzato la mano al Pd.

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