Si mette al volante perché prende il coraggio a quattro mani e si reca nella pianura ferrarese dove lavora la madre. Il giorno successivo è stata portata all’ospedale Delta. Il responsabile del Day Hospital Oncologico, Guido Margutti, le fa visita dopo che tutte le ore di guida sono terminate. Il medico chiama l’oncologo di Kiev che ha operato la donna perché i referti in ucraino danno poco aiuto. Margutti mi dice che ha pianto quando le ha detto che il suo reparto non avrebbe potuto occuparsi di malati di cancro, ma solo di feriti di guerra. Non è stato facile identificare la cura più corretta per Nastasha, dal momento che il medico ucraino ha fornito solo alcuni dati sulla malattia, e non ha saputo dirmi di più poiché le bombe hanno colpito l’ospedale. L’équipe del Day Hospital Oncologico di Lagosanto prescrive esami approfonditi per le donne e martedì inizierà il ciclo di chemioterapia. Scrive Margutti in una nota diffusa dalla Compagnia Usl di Ferrara che ricostruisce la vicenda di Nastasha, «è una donna molto spaventata e i suoi occhi mostrano tutto il terrore che deve aver vissuto». Non dimenticherò questa esperienza a causa della storia di questa paziente e delle parole della sua collega di Kiev. Margutti ci tiene a sottolineare che tutto il suo team è orgoglioso di lavorare per un ospedale pubblico che è in grado di organizzare una rete di professionisti e volontari che alla fine riescono sempre ad offrire il meglio delle cure anche per persone come Natashi. La rete tra operatori sanitari e volontari ha permesso di avere un mediatore culturale che parla la lingua ucraina. Margutti dice che la persona che ha mostrato grande attenzione e solidarietà ai nostri pazienti è della Moldova.

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