Sono molti i fattori che influenzeranno un elettorato che ha sempre meno voglia di votare: la crisi internazionale, gli effetti economici sulla vita quotidiana e le conseguenze di un’epidemia di Covid. Per il leader di En Marche, era convinzione di molti, la rielezione sarebbe stata praticamente un gioco da ragazzi. La paura di vedere l’estrema destra all’Eliseo nel bel mezzo di un terremoto ha cominciato a diffondersi, soprattutto nei palazzi del potere. Il quadro è complesso perché ricco di variabili e soprattutto frammentato: sulla sinistra siamo praticamente arrivati ​​all’atomizzazione, senza avere un candidato capace di rappresentare veramente le forti spinte dal basso. La figura del centrista (e ora sempre più a destra) ha divorato tutto lo spazio rimasto nella parte moderata della città. Il vincitore rischia l’astensione ancora una volta: la Francia dei gilet gialli e delle richieste sempre più forti di mobilitazione politica, non trova leader capaci di rispondere alle domande dal basso. Cosa dicono i sondaggi e l’incognita astensione – Secondo l’analisi di Politico, che aggrega i vari sondaggi diffusi in questi mesi, Macron ha iniziato a crescere nelle intenzioni di voto dopo l’invasione della Russia. Mentre il presidente declinava, lo sfidante cresceva: l’8 aprile il leader di France Insoumise ha assegnato allo sfidante un punteggio di 17,5 contro 22,5 per il candidato nazionale di Rassemblement. Ci sarebbe un riavvicinamento anche al secondo turno, secondo i sondaggi condotti tra il 2 e il 4 aprile per Le Monde. Il quotidiano Ouest-France, il più letto nella regione, ha annunciato a fine ottobre che non li avrebbe più pubblicati né commentati perché “intrappolano” il dibattito politico presentandosi come una verità. Le Regionali di giugno 2021 hanno avuto un record di chi non è andato a votare, e quelle Comunali hanno avuto un record di chi non è andato a votare. Più del 40% delle persone sotto i 35 anni non sa se votare. Il ritorno di Marine Le Pen. C’è un vantaggio nell’avere un candidato più estremo di lei. Ad aiutarla più di ogni altra cosa, la variabile che avrebbe dovuto penalizzarla è stata la discesa in campo di un candidato meno presentabile: il giornalista ric Zemmour. Non promuove l’uscita dalla moneta unica, ma punta comunque su immigrazione e sicurezza, e promette di inserire nella Costituzione, dopo un referendum, una “priorità nazionale” perché chi ha la nazionalità francese. A destra, la campagna fu occupata dalla sfida Le Pen-Zemmour e poco rimase per chi arrivò alla testa dei repubblicani. Scegliamo una foto degli ultimi giorni di campagna elettorale del presidente che ha “snobbato”. L’effetto, però, non è stato quello sperato e, di certo non solo per le foto: il 17 marzo ha presentato il suo programma elettorale, con tanto di annunci allarmati sul futuro di “una guerra ad alta intensità” e da lì in poi è iniziata . il calo dei sondaggi. Si è concentrato sul suo ruolo alla guida del Consiglio europeo e ha fatto un solo incontro. L’equilibrio della sua presidenza è complicato perché travolto dalle emergenze. La lotta alla corruzione non è un argomento per il presidente. Negli ultimi 5 anni ha fatto poco o niente per scalzare l’immagine del presidente dei “ricchi” ed è questo che lo pone in opposizione all’asse Le Pen-Mélenchon che guarda al voto popolare. L’unica possibilità di andare insieme è stata buttata via perché i leader si sono rifiutati di accettare il risultato della competizione. Jean-Luc Mélenchon paga la politica di non allineamento a livello internazionale e le accuse di essere filo-russo, ma gode nei territori dei frutti della sua France Insoumise. Si presenta come un voto utile per la sinistra perché i sondaggi sono gli unici in grado di arrivare al secondo turno. Agli Europei i Verdi francesi sono stati il ​​terzo partito in Francia con quasi il 13 per cento dei voti, e a quelli municipali del 2020 hanno vinto città importanti come Strasburgo, Lione e Bordeaux. In una corsa molto personale come quella per le elezioni presidenziali, il candidato Yannick Jadot lotta per imporsi e per trascinare la propria. La candidata del Partito Comunista potrebbe fare meglio di lei, dato che il PCF ha deciso di candidarsi da solo e di non sostenere la candidata. Gli elettori di sinistra si compattano, nonostante tutto, per il voto utile in apertura delle urne?. Se Marine Le Pen fosse dall’altra parte, sceglierebbero Macron?. I francesi non credono nel lupo, quindi nessuno può dirlo con certezza. L’articolo Elezioni, Francia al voto: la sfida tra crisi mondiale, timori per effetti economici e astensione.

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