Una pietra incredibile quella del difensore brasiliano: botta su punizione della trequarti, forse più lontana, con il pallone che va inesorabilmente alla sinistra del portiere, vicino al palo. C’è da dire che un brasiliano non prendeva un brasiliano dai tempi di Altafini e non aveva mai avuto un difensore verdeoro in rosa. Il difensore ha una passione per il calcio di cui sua madre non vuole sentire parlare, quindi lo rinchiude in casa per non lasciarci andare. Il verdeoro viene eliminato ai calci di rigore, ma Julio Cesar conquista comunque il titolo di miglior difensore del torneo, e anche il soprannome di “muro nero”, perché manda sul palo il rigore decisivo. Al netto di alcuni errori, non c’è molto da dire sull’uomo che dopo la rivoluzione zonista di Maifredi e l’avvento del restauro Trap, è gigantesco. Nel primo anno di Trap i bianconeri hanno segnato 30 gol in meno dei rossoneri, ma hanno subito solo un gol in più rispetto alla migliore difesa della storia. Con il club tedesco vince lo scudetto e ovviamente esordisce in Champions League, nonostante i 34 anni, nella Champions League che il Borussia vincerà nel 1997 contro la Juventus: ma giocherà solo nel girone, l’amuleto o più probabilmente il età, non evitano fastidi. fisici che lo escludono dalla finale vittoriosa. Chiude il cerchio: dai contrasti per fermare gli avversari a quel dribbling che finge su Dona Leny di diventare alla fine il tedesco di Baurù, che va in Germania a vincere tutto. Vi ricordate, il difensore tedesco-brasiliano (avvocato d’autore Agnelli) con tanta classe e tanta lentezza arriva da Il Fatto Quotidiano.

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