Il 3 aprile 1922 Iosif Stalin divenne segretario generale del Partito Comunista dell’Unione Sovietica, incarico creato da Vladimir Lenin per l’uomo che, all’epoca, considerava il suo fidato luogotenente. Dal maggio 1921, quando un ictus gli rese difficile dedicarsi a tempo pieno alla politica e al governo, Lenin è stato il leader riconosciuto. La salute del leader è monitorata dall’Ufficio Politico del partito, il che lo rende una gabbia indesiderata poiché gli è vietato leggere giornali e riunioni. Stalin non ha il carisma del capo dell’Armata Rossa, che ha vinto la guerra civile, ma non ha il prestigio del presidente del Soviet. Stalin è accusato di muoversi sulla base del nazionalismo zarista russo, aspetto che respinge il leader della rivoluzione. Nel febbraio 2022, il presidente della Russia, Vladimir Putin, ha accusato Lenin dell’esistenza dell’Ucraina, ponendosi in linea di continuità con Stalin. Nel dicembre 1922 Lenin ammise di aver commesso un errore e che Stalin non era la persona giusta per il ruolo. La proposta di rimuovere Stalin dalla segreteria è fallita perché il potere del leader è ora formale ei suoi articoli vengono pubblicati mesi dopo. La capacità di riflettere sul corso dell’esperienza rivoluzionaria porta a nuove e più realistiche considerazioni che lo allontanano dall’intransigentismo iniziale, ma la sua riflessione non è più seguita dai membri del partito, ora incentrati sulle manovre di successione al leader malato. La lettera non è pubblicata e non pregiudica le manovre di successione, ma è testimonianza alla parte che la lettera non è pubblicata. Stalin si presenterà come il più fedele seguace di Lenin e contro la volontà del capo della rivoluzione, che non voleva cerimonie e mausolei, Stalin farà del corpo di Lenin la reliquia ufficiale del regime. Stalin eliminerà tutti i membri del partito che possono oscurarlo nel corso degli anni, compresi i due che lo hanno sostenuto nella fase di successione. L’articolo su Stalin e la questione ucraina è stato scritto da Il Fatto Quotidiano.

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