Il governo spagnolo ha posto fine a una crisi diplomatica con il Marocco durata quasi un anno e lo ha fatto con la decisione inaspettata di cambiare posizione sulla questione del Sahara occidentale. Il contenuto di una lettera che il presidente spagnolo Pedro Snchez ha inviato al re marocchino Maometto VI è stato pubblicato da El Pas una settimana fa. L’iniziativa proposta dal Marocco attribuisce al territorio funzioni amministrative, economiche, fiscali, culturali, ambientali e infrastrutturali. Il portavoce dell’Erc ha lanciato una provocazione ai socialisti, dicendo che la sabbia del Sahara è ancora a Madrid. La critica è stata aggiunta dal Fronte Polisario. È una posizione che non corrisponde alla responsabilità politica e giuridica della Spagna e che influenzerà il suo ruolo nella risoluzione del conflitto. Il Sahara occidentale, un territorio di 266mila chilometri quadrati, fu occupato dalle truppe di Madrid nel 1883. L’indipendenza del territorio fu rivendicata dal Fronte Polisario nel 1973, ma un anno dopo la Spagna propose di indire un referendum sulla questione. La Marcia Verde ebbe luogo nel 1975, quando 350.000 civili marocchini entrarono e occuparono il territorio del Sahara. L’abbandono della regione ha portato a una divisione interna del popolo saharawi, che è fuggito in Algeria. Dopo il ritiro della Spagna dal territorio, scoppiò una guerra tra il Fronte Polisario e la Mauritania, che firmarono un accordo di pace nel 1979. L’Onu ha dato il via libera al Settlement Plan, che consentirebbe alla popolazione della regione saharawi di scegliere tra l’indipendenza o l’integrazione con il resto del mondo. Nel 2007, quando Ban Ki-moon era segretario generale delle Nazioni Unite, il Fronte Polisario ha affermato che la consultazione non era ancora avvenuta. Il cambio di posizione della Spagna è arrivato dopo mesi di pressioni da parte del Marocco, soprattutto dopo il riconoscimento della loro sovranità sul Sahara da parte di Donald Trump.

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