L’obiettivo principale della recente riforma del lavoro in Spagna era aggiungere un nuovo tassello. L’incremento contributivo giornaliero si realizza per tutti i contratti a termine inferiore a trenta giorni con un conguaglio che, come il resto delle basi contributive minime, è stato del 3,6% per l’anno in corso, per adeguarlo. Il ministro dell’inclusione, della sicurezza sociale e della migrazione, José Luis Escriv, afferma che il nuovo supplemento ha già ridotto il volume dei contratti molto brevi. Il governo spagnolo ha aumentato il contributo aggiuntivo che i datori di lavoro devono pagare al termine dei contratti a tempo determinato. La previdenza sociale dovrà rimborsare alle imprese la differenza tra quanto versato e quanto non versato da inizio anno per effetto retroattivo dell’adeguamento e del pagamento di tali basi. Il nuovo paradigma di riforma del lavoro dell’esecutivo di Snchez ha inasprito i rapporti di lavoro interinale. Con il contratto che si presume a tempo indeterminato e al quale può essere fissata una durata solo per esigenze produttive oggettive o per la sostituzione di un lavoratore assente con diritto alla ritenzione del posto, può essere fissata una durata solo per esigenze produttive oggettive o per la sostituzione di un lavoratore assente con il. Se il contratto collettivo lo prevede, un termine non può durare più di sei mesi o al massimo un anno. In Italia l’obbligo di dover giustificare i rapporti a termine è stato prima eliminato dal primo contratto firmato nel 2012 e poi completamente cancellato dalle modifiche introdotte dal governo Renzi nel 2015. Il governo spagnolo è molto orgoglioso della nuova addizionale, che ha lo scopo di scoraggiare le aziende dal fare contratti molto brevi. I dati di metà marzo di quest’anno mostrano che i contratti di un giorno hanno ridotto di 18 punti il ​​loro peso sul totale dei contratti, secondo il ministro di Escriv. Secondo i dati del ministero, quasi la metà dei contratti firmati a gennaio e febbraio erano ancora in vigore a metà marzo, mentre prima della riforma del lavoro era solo del 10%.

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