Il film “Bosnia Express” è stato diretto da Massimo D’orzi. All’incontro parteciperanno il sindaco Carlo Marino, l’assessore alla cultura Vincenzo Claudio Pattarra e il produttore esecutivo dello spettacolo. I confini del continente sono stati lacerati da una terribile guerra, una storia che si vorrebbe superare. Bosnia Express torna con testimonianze visive storie, luoghi, voci, di terre che hanno vissuto la tragedia della guerra, prosegue il suo viaggio attraverso i padiglioni grazie alla richiesta di spettatori, associazioni ed espositori, riportando la sala in un luogo non solo di visione, ma per confronto, di conoscenza. Dopo la recente proiezione-evento a Napoli, alla presenza del Sindaco Manfredi e della giovane vicesindaco di Sarajevo Anja Margetic in collegamento, il film prosegue con un calendario di eventi che lo porterà nelle prossime settimane a Genova, Catania, Arezzo e Roma. , con un evento, il 27 aprile alla presenza del sindaco Roberto Gualtieri, dell’assessore alla Cultura Miguel Gotor e del sindaco di Sarajevo Benjamina Karić. Nel film, ma non direttamente e cronologicamente. Al centro del film c’è la vita dove sembrava non esserci altro che la morte: le protagoniste sono le donne, prime vittime dei conflitti, qui invece al centro di espressioni vitali, artistiche; di tante immagini di musica, canzoni, balli, teatro, cinema. Nessuna guerra ha un volto di donna, ci racconta il film, mentre assistiamo a una vita che lentamente riprende, con sofferenza e dignità, il suo posto in città che si chiamano Sarajevo, Srebrenica, Mostar, e quasi come sfondo ci vengono i nomi del fuoco di Milosevic, Mladic, Tudjman… E ancora dalla voce delle immagini sappiamo che la vera immagine di una guerra, quella che fa più male, non è la morte, ma la vita. Quando vediamo i magnifici volti di donne uniti in un coro alla stazione di Tuzla, giovani ballerini di musica classica, gruppi punk-rock che cantano un’indipendenza su paesaggi meravigliosi che la storia ha voluto abbattere, Bosnia Express lo conferma. La lamentela più profonda del film è che un treno attraversa lentamente il cuore della Bosnia ed Erzegovina: Sarajevo, Tuzla, Srebrenica, Konjic, Mostar. Donne, religione, guerra, violenza, arte lanciata sullo schermo come dadi su una scacchiera o giocata alla roulette russa. I luoghi in cui i personaggi iniziano l’indagine sono i corridoi della facoltà di Pedagogia islamica e le aule di musica rock. Non stava succedendo nulla in Bosnia ed Erzegovina. La trilogia è iniziata con “La rosa più bella del nostro giardino” nel 2003 ed è proseguita con “Adisa o la storia di mille anni” nel 2004. La guerra non ha il volto di una donna. La guerra non ha il volto di una donna. Il commento, che inizialmente volevo bandire, è stato utilizzato nel documentario per raccontare le mille domande. Le immagini da sole non bastavano a trasmettere la complessità che percepivo alla fine di ogni giornata di riprese quando assistevo al giudizio sconfitto dei bosniaci che, neanche di nascosto, mi guardavano convinto che un altro estraneo che era arrivato lì con tutte le buone intenzioni sono crollate. Un film pieno di domande che il suo autore rivolge direttamente agli spettatori per riallacciare il film Nel 2004 gira ‘Adisa o la storia di mille anni’, film documentario ambientato tra le comunità Rom della Bosnia ed Erzegovina, presentato in numerosi festival e distribuito in molti paesi del. Il film “Ribelli!” è uscito nelle librerie con il libro omonimo. Concluderà “Bosnia Express” nel 2020 con il libro omonimo. La foto è stata presa dal libro “Bosnia Express”.

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