I fossili di elefanti sono stati trovati alla base della collina 90 anni fa. Un centinaio di queste opere, tra reperti archeologici, progetti grafici e opere d’arte, interamente provenienti dalle collezioni capitoline, alcune delle quali individuate nel corso di recenti ricerche ed esposte per la prima volta al pubblico, compongono la mostra “1932, L’ELEFANTE E IL COLLE PERDUTO”, aperta dall’8 aprile al 24 maggio 2022 presso i Mercati di Traiano – Museo dei Fori Imperiali. Tra il 1931 e il 1932 fu scavata una collina nel cuore di Roma, la Velia, che separava i Fori Imperiali dal resto della città. Il giardino di Villa Rivaldi fu quasi completamente smantellato, estendendosi sulla sommità del colle fino alle spalle della Basilica di Massenzio. Antonio Muoz, Direttore del X Dipartimento di Archeologia e Belle Arti del Governatorato di Roma e supervisore dei lavori, scrisse che il giardino zoologico della Roma preistorica si trovava sotto il colle Velia. L’opera di scavo con i progetti di sistemazione architettonica, le modalità di raccolta dei materiali archeologici rinvenuti e il complesso monumentale di Villa Rivaldi sono alcune delle tappe importanti di questa storia che si raccontano nella mostra. In questo racconto vengono offerti al pubblico, oltre ai reperti archeologici, progetti grafici e oggetti d’arte, filmati d’epoca conservati negli archivi dell’Istituto Luce e un video con immagini provenienti dall’archivio della Soprintendenza Capitolina. La prima sezione rievoca l’intervento di scavo della Velia, mettendo in luce due aspetti di quel gigantesco cantiere urbano: i ritrovamenti, effettuati in assenza di criteri scientifici, di innumerevoli reperti archeologici e la sistemazione architettonica del taglio della collina in vista di l’apertura dell’Impero. Il secondo aspetto è richiamato in alcuni disegni e progetti per il muro di contenimento di Villa Rivaldi. La seconda sezione è dedicata al giardino di Villa Rivaldi, splendida residenza costruita sulla sommità della Velia da monsignor Eurialo Silvestri a partire dal 1542. Alla vigilia degli scavi della Velia, il Governatorato di Roma incaricò Maria Barosso e Odoardo Ferretti di fotografare il giardino della villa. Le testimonianze della decorazione delle grandi domus di epoca romana imperiale, distrutte dai lavori di sterro, costituiscono la terza sezione. La quarta sezione mostra i resti del cranio e della difesa sinistra dell’antico elefante Elephas, che sono stati ritrovati nello strato geologico a circa 11 metri dalla sommità della collina. Tre acquerelli di Barosso e l’olio di Ferretti conducono lo spettatore nel cuore delle fasi iniziali del taglio Velia, con la prima apparizione del Colosseo, l’evidenziazione dei resti del teschio e la difesa dell’elefante giacente in corrispondenza del percorso della via dell

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