Ha sottolineato che il problema degli albergatori che devono ospitarli e non hanno ricevuto i sussidi è concreto. Lo ricorda Patrizia Rinaldis, presidente dell’Aia. A causa della lunga burocrazia necessaria per appaltare le strutture, gli hotel non possono pagare di tasca propria il mantenimento dei rifugiati. “Per la loro accoglienza Prefettura e Protezione Civile devono collaborare con le categorie di Rimini Federalberghi, Confesercenti e Confindustria, che hanno individuato una cinquantina di strutture interessate all’accoglienza dei rifugiati”, afferma Rinaldis. Il presidente dell’Aia ricorda che molta gente è arrivata prima che gli hotel avessero accordi. L’alto numero di persone in arrivo a Rimini è la chiave di volta delle criticità incontrate dalla macchina dell’accoglienza, la quale, adottando una prospettiva meramente realistica, ammette che Rimini “non può ospitare più persone di quelle a cui sta già dando ospitalità“. “Bisogna sapere come prendersi cura di queste persone e gli hotel torneranno presto alla loro occupazione principale: accogliere i turisti”, dice. Alla particolarità di Rimini interessa il Ministero, così come la Regione Emilia Romagna con la quale in questi giorni sono in programma diversi incontri. È grazie alla collaborazione del terzo settore e alla buona volontà di tante famiglie che stanno ospitando nelle loro case parenti, amici o anche estranei che abbiamo potuto accogliere tutte queste persone. Diversi privati ​​hanno messo a disposizione dei rifugiati letti, divani e tavoli. Anche loro hanno difficoltà a nutrire due o tre bocche. Dice che possiamo fare una goccia in mezzo all’oceano. Se la guerra continua, il numero dei profughi aumenterà. Dobbiamo pensare a lungo, non per cercare difetti, ma per trovare soluzioni.

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