Il fumo nero per l’autorizzazione della discarica di Giammiglione è oggetto del secondo legato al primo. I ritardi nell’attuazione della bonifica dei siti contaminati in Italia e Calabria sono i primi dati da prendere in considerazione. L’unico sito di interesse nazionale in cui la regione non ha avuto un ruolo è la bonifica dello stesso. Il problema dello smaltimento dei rifiuti pericolosi è legato alla mancanza di una discarica pubblica autorizzata. Un territorio che conta centinaia di siti contaminati, poche discariche pubbliche autorizzate, e quasi tutte in via di esaurimento, e d’altra parte, molte discariche abusive sparse sul territorio minano la bellezza del paesaggio e la salute dei calabresi. Non sembra normale che con una bonifica che stenta a partire e che quando e se dovesse partire, il sindaco della città dovrà avere a disposizione una o più discariche di servizio, nella conferenza di servizi di questi giorni, si non troverà niente di meglio che insistere sulle posizioni. I tempi del cambiamento richiedono un approccio collaborativo ed è per questo che è giunto il momento di una strategia e di una visione condivisa. Dobbiamo decidere quale mondo vogliamo lasciare per le prossime generazioni. C’è la necessità di individuare un sito per lo smaltimento dei rifiuti residui e la necessità di creare una discarica di servizio a meno che non sia stato deciso, facendo finta di dire che i rifiuti pericolosi devono rimanere. Con le carte in mano, è necessario definire la destinazione d’uso del terreno una volta bonificato. Ecco perché, per un calcolo costi-benefici, sacrificare una parte del territorio, localizzare la discarica, valorizzare un altro, il terreno delle ex aree industriali, potrebbe essere una soluzione, forse non la migliore ma sicuramente percorribile. Dobbiamo dire no a tutto. Nella zona in cui vengono prodotti i rifiuti, questi devono essere gettati via. La normativa europea non consente più il trasporto e la movimentazione di grandi quantità di rifiuti che inquinerebbero i territori lungo l’intero percorso con un evidente e inammissibile squilibrio tra costi e benefici, a favore dei primi. Occorre trovare soluzioni che siano e abbiano un carattere di sostenibilità ambientale, economica e sociale per non lasciare aree urbane vuote, aree industriali abbandonate, siti orfani, aree abbandonate ingestibili e ingovernabili sparse all’interno e all’esterno delle aree urbane per le prossime generazioni. Non è possibile continuare così. Non è possibile che ce ne siano così tanti che passano in silenzio senza opinione pubblica. Sì al parco eolico più grande d’Europa che ha rovinato il profilo del paesaggio di una delle perle del turismo calabrese, e sì alle centrali a biomasse con una presenza diffusa e altamente inquinante sul territorio con un puzzo quotidiano proveniente dal nord banchina del nuovo porto. Un grande agglomerato urbano che incide sulla vita della frazione di Papanice e della città di Cutro è causato dalla presenza di una discarica. Quella a nord, forse la parte più bella della costa crotonese, sarà resa inutile dal raddoppio del termovalorizzatore. La cementificazione sulla costa ha compromesso e minato le possibilità di sviluppo turistico della città. Il centro della città ospita aree abbandonate e degradate. C’è una droga “diritto” nel centro della città. Uno dei più grandi distretti produttivi della chimica e della metallurgia del sud è un piccolo comune delle tenute meridionali. Uno scatto di orgoglio e dignità di un territorio e di una popolazione che ha portato alla città della solidarietà e della coesione sociale. Il lavoro dà redenzione.

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