Lo sviluppo di un territorio che negli ultimi cinquant’anni ha dato tanto all’Italia senza ricevere nulla in cambio se non briciole di pane e veleno non può essere visto come pretesto per scendere a compromessi.

Il sito di interesse nazionale lasciato in eredità da ENI alle vecchie e nuove generazioni, le piattaforme di estrazione del gas, gli impianti a biomasse, l’impianto turbogas, gli inceneritori, l’impianto idroelettrico, le discariche abusive pubbliche e private, gli impianti eolici… tutto questo e molto altro insiste sul territorio della provincia di Crotone ma la ricaduta economica è misera, impercettibile, assolutamente inconsistente.

Il contributo al fabbisogno energetico nazionale offerto dal nostro territorio, il fatturato delle aziende proprietarie degli impianti energetici e l’impatto economico e occupazionale che gli stessi impianti hanno sul territorio provinciale è molto evidente e inaccettabile.

Gli agricoltori hanno attraversato una crisi idrica e la stanno ancora attraversando.

L’accordo siglato negli anni Sessanta con la società che gestisce la più grande risorsa idrica della provincia di Crotone dovrebbe essere il fulcro anziché mendicare l’acqua.

L’azienda statale dovrà pagare l’Ici per le piattaforme situate al largo di Crotone, nonostante il paesaggio sia tanto caro ai padri fondatori.

Abbiamo il diritto di ricevere un risarcimento dai proprietari di parchi eolici per la compressione del nostro diritto di ammirare un paesaggio naturale privo di brutture umane o no? I nostri ragazzi hanno il diritto di sapere se gli amministratori della cosa pubblica vogliono valorizzare la peculiarità del nostro territorio o venderla ai poteri forti? Hanno il diritto di orientare i loro studi secondo la visione che gli amministratori hanno per Crotone? È necessario superare gli steccati ideologici e corporativi che da sempre impediscono un serio e sano confronto tra le forze sane presenti sul territorio a discapito dello sviluppo sostenibile della nostra comunità?.

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