Il ricorso del leader leghista Matteo Salvini contro Paolo Mirandola, ex consigliere comunale di Rovereto, è stato accolto dalla Cassazione ai fini del risarcimento da stabilirsi in sede civile. Mirandola è stato assolto dall’accusa di diffamazione nei confronti di Salvini per le sentenze pronunciate durante l’approvazione del bilancio del comune trentino in un discorso suscitato dal fatto che è leghista, perché il fatto non costituisce reato. Secondo i giudici di merito, le espressioni usate «di per sé ingiuriose erano giudicate dall’esercizio del diritto di critica politica» e «il riferimento a Salvini era causato dal fatto che un altro consigliere comunale, leghista, aveva indossato il maglia con la scritta “Renzi. La Suprema Corte va al di là del legittimo esercizio del diritto di cronaca politica perché attinge alle caratteristiche personali del soggetto e alla sua integrità, oltre a introdurre concetti. Il danno subito dal dirigente leghista, che aveva chiesto 50mila euro di risarcimento, sarà quantificato dal giudice civile competente suscettibile di appello come stabilito dagli ermellini nella sentenza 12199 depositata oggi. Dall’articolo La Cassazione sono arrivate “frasi infami” contro Matteo Salvini, l’ex direttore del dem.

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