Nell’estate del 2020, dopo la prima ondata di Covid, un hotel su dieci a Rimini non ha aperto. Gli hotel con più di 50 camere hanno ottenuto la migliore resilienza. Il caso di Rimini è stato illustrato dal vicedirettore di Cast. «Tutti gli hotel di Rimini hanno subito lo stesso shock – spiega – perché la decisione di riaprire, dopo la prima ondata, è scattata in contemporanea, a fine maggio, quando per molti c’era la speranza che il covid era dietro”. La ricerca mostra che il 9,9% degli hotel di Rimini non ha aperto nel 2020, più delle caratteristiche legate alla tipologia di gestione – proprietà o affitto – da cui ha influenzato la scelta. Secondo il ricercatore, gli hotel annuali sono tutti aperti, mentre quelli stagionali no. I piccoli hotel con meno di 25 camere sono stati i più puniti perché non hanno aperto per la stagione estiva. Gli hotel di medie e grandi dimensioni hanno riaperto con risultati migliori della media e quasi tutti hanno deciso di rimanere chiusi. Il tasso di apertura degli hotel a due stelle è stato inferiore a quello degli hotel a quattro stelle. Le più resistenti si sono rivelate le uno-due stelle, e le annuali hanno avuto una differenza maggiore anche per via dei mesi chiusi. Le due-tre stelle hanno dovuto lasciare a casa un lavoratore su tre mentre gli hotel medio-grandi hanno perso un lavoratore su quattro. L’incertezza delle prenotazioni e il rischio di positività del personale sono elencati come motivi che hanno portato alla riapertura o meno. Gli hotel Chiosa Barbini sono stati gli unici a vederli utili. Il ricercatore afferma che la maggior parte di coloro che hanno riaperto contava sul fatto che nel 2020 Rimini attirerebbe ancora turisti.

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