Tre date che corrispondono ad altrettanti incontri di vario grado tra rappresentanti americani e russi e che, in poco meno di 5 mesi, descrivono la breve parabola di un tentativo di riavvicinamento tra Washington e Mosca conclusosi, però, con un’escalation militare senza precedenti in Europa dalla fine della seconda guerra mondiale. È una storia di incontri ad alto livello tra presidenti che non hanno mai nascosto la loro reciproca avversione, tra “falchi” a cui è stato chiesto di trasformarsi improvvisamente in “colombe” senza successo e spie inviate come ultimo disperato tentativo di connettersi con ciò che . L’incontro tra Joe Biden e Vladimir Putin a giugno può essere visto come l’inizio di questo processo, che ha anticipato l’escalation militare con l’invasione russa dell’Ucraina. I rapporti con Mosca si sono deteriorati dopo la stagione di distensione dell’era Trump, nonostante il presidente americano fosse in carica solo da sei mesi. Le è stato permesso di recarsi in Russia a novembre dopo che il suo divieto di viaggio è stato annullato. Gli Stati Uniti hanno rimosso i russi dall’elenco delle sanzioni solo pochi giorni prima dell’arrivo di Nuland nel paese, come ha affermato all’epoca il portavoce del ministero degli Esteri russo. In quell’occasione non è volato a Mosca un diplomatico, ma lo stesso direttore della CIA, William Burns, che, facendo affidamento sul suo passato di alto diplomatico, ha incontrato insieme un alto consigliere del presidente Putin, Nikolai Patrushev. al Sottosegretario di Stato per gli Affari Europei ed Eurasiatici degli USA, Karen Donfried. Biden e Putin si parleranno ancora il 7 dicembre, ma ormai la situazione era già arrivata a un punto di non ritorno: la Russia aveva cominciato ad ammassare truppe al confine con l’Ucraina, lo scambio di messaggi tra i due leader si era fatto più tesi come i giorni passavano, fino ad allora. L’articolo La guerra Russia-Ucraina, dalla mancata normalizzazione alla nuova crisi, è stato scritto da Il Fatto Quotidiano.

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