Non solo per quanto accade sul campo di battaglia, per il dolore, il dolore e le atrocità causate dall’aggressione russa contro l’Ucraina, guerra che ci riporta nei peggiori incubi del XX secolo, ma anche dal punto di vista della nostra capacità di comprendere e rielaborare ciò che sta accadendo. L’identificazione nel primo gruppo è alimentata dall’errore di chi vuole vedere la fine del conflitto che finisce per mettere tutto sullo stesso piano. I patrioti con l’elmo si sono lasciati trascinare emotivamente dalla gravità della situazione, affermando che l’unica via è quella del definitivo regolamento dei conti con il tiranno. Non siamo nella situazione della seconda guerra mondiale, ma in una fase in cui le potenze nucleari si fronteggiano. Per posizionarsi in una posizione di forza nei negoziati per un trattato di pace, la strategia di guerra spinge i belligeranti a fare quanti più morti, feriti e distruzioni possibili. È necessario essere in grado di trovare una via per un cessate il fuoco e un equilibrio di pace attraverso i negoziati. Se è vero che la pace non è possibile senza giustizia, è altrettanto vero che deve avere l’indipendenza e l’integrità territoriale dell’Ucraina come pietra angolare. Il segretario generale delle Nazioni Unite ha affermato che la dipendenza dai combustibili fossili sta mettendo la sicurezza energetica, l’azione per il clima e l’intera economia globale nelle mani della geopolitica. Se fino a prima della guerra le fonti rinnovabili erano vincenti per motivi di salute, inquinamento e qualità dell’aria, si impongono anche per ragioni di pace, sicurezza e volatilità dei prezzi. Per liberarci domani e in futuro dalle preoccupazioni sollevate dal segretario dell’Onu, il governo ha il dovere di spingere sull’acceleratore. Papa Francesco ha detto in passato che la crisi era peggiore di quella a cui era collegata. Il dramma di non capire la lezione della guerra è peggiore di questo.

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