L’estensione della garanzia statale “Sace” allo stabilimento è stata annunciata al termine della presentazione del “decreto Energia”. Il consigliere del capo del ministero dell’Interno Vadym Denisenko ha detto alla TV ucraina che uno degli impianti più grandi d’Europa è stato distrutto. Il presidente di Acciaierie d’Italia, la joint venture tra Arcelor Mittal e lo Stato attraverso Invitalia, ha portato a casa altri risultati. Sono destinati alla produzione 150 milioni di euro di fondi originariamente destinati alla bonifica dell’area industriale. Il nuovo sequestro di fondi si basa sulle dichiarazioni rese dai commissari straordinari de Ilva Antonio Lupo, Francesco Ardito e Alessandro Danovi, che hanno riferito alle commissioni della Camera che la maggior parte dei soldi era stata opzionata. Voler produrre più acciaio all’ex Ilva non significa che lo stabilimento di Taranto sia in grado di farlo. La Valutazione dei danni alla salute dell’ex Ilva è stata trasmessa al Ministero per la Transizione Ecologica dai direttori generali di Arpa Puglia, Ares Puglia e Asl di Taranto. “Da questa valutazione – si legge nel documento – emerge la persistenza di un rischio sanitario residuo inaccettabile legato ad uno scenario produttivo di 6 milioni di tonnellate/anno di acciaio”. “Con la normativa emergenziale si stabilisce una maggiore produzione di acciaio ma nulla si dice sulla salute dei cittadini, non una parola sulla necessità di una valutazione preventiva del danno sanitario o sulla possibilità di chiusura della zona calda”, ha detto Baldo. Per i Verdi lo stato di guerra non può causare una situazione sanitaria come quella di Taranto, già compromessa al punto da essere definita una zona di sacrificio, una delle più inquinate al mondo. C’è una guerra in corso tra l’ex Ilva e il governo.

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