L’assurdità della guerra fu al centro di un raduno di una cinquantina persone in Piazza Maggiore. All’evento hanno preso parte anche le parrocchie di Montiano e Montenovo. Sulla rocca malatestiana è stata affissa una bandiera della pace. Si sapeva che i russi stavano ammassando truppe ai confini, ma il loro numero non era elevato da far pensare a un imminente attacco su più fronti. Ero a Kiev il 14 febbraio e non pensavo che la situazione sarebbe sfuggita di mano. Ci sono aree di lingua russa in Ucraina al confine con la Russia, ma non sono come i russofili. La cultura della terra ucraina è molto forte. Sono orgogliosi e non si arrenderanno mai. Alla Russia non piaceva dai tempi di Stalin. Non è la NATO il problema, è avere un popolo orgoglioso che coltiva la democrazia alle frontiere. Non volevo lasciare il Paese nonostante l’allarme. Ho deciso di lasciare l’ambasciata dopo aver visto un convoglio umanitario partire con la protezione dell’ambasciata. Dopo aver accompagnato al confine le loro mogli, sorelle e figlie, nonni, padri e nipoti hanno preso le armi, salutandoli con grande dignità e tornando a difendere la loro terra. C’è resistenza da parte della gente comune che si è unita a una milizia con i soldati. Non c’è dubbio che ci sia un popolo aggredito e uno stato aggressore. La solidarietà dei moldavi, popolo povero e proletario che ha poco al confine, ci ha portato quello che hanno. Spero che ci sia una soluzione che tuteli la libertà delle persone.

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