Dopo nove anni e due richieste di deposito, la famiglia Cecchetti ha ricevuto 1,3 milioni di euro di risarcimento. Ad accertare che l’azienda sanitaria doveva sollievo alla famiglia della giovane madre di Pennabilli morta nel dare alla luce due gemelli, la visita medica del consulente tecnico, e l’esistenza di responsabilità dei medici nella morte della donna. Cristiana aveva 36 anni quando è avvenuta la tragedia, e portava in grembo i gemelli per i quali il fidato ginecologo aveva fissato la data di nascita al 4 marzo. Il marito si è dovuto fermare e chiamare i soccorsi durante il tragitto verso l’ospedale a causa dei problemi respiratori della donna. I gemelli che ora hanno nove anni sono nati in emergenza e non sono mai stati visti da lei. Il lungo e complesso procedimento giudiziario che ha portato al risarcimento milionario per la famiglia della donna è stato determinato per avere giustizia e portare alla luce le responsabilità dei medici. Il provvedimento del gip Vinicio Cantarini su richiesta degli avvocati di famiglia darà nuovo slancio alla vicenda dopo il primo deposito. Una nuova richiesta di archiviazione è stata avanzata dalla Procura della Repubblica dopo l’incidente probatorio. Il pm ha chiesto l’incriminazione per omicidio colposo, anche su richiesta degli avvocati. Con gli anni si arriva alla richiesta di accertamento tecnico preventivo, rito alternativo che si conclude con il deposito di una perizia decisiva per accertare la responsabilità delle parti e promuovere così una risoluzione senza ricorrere a una sentenza. Gli avvocati affermano che la perizia forense del ctu ha stabilito la responsabilità dell’Ausl, che ha pagato il risarcimento. Soldi che non riporteranno mai la vita cristiana e non daranno mai una madre ai gemelli, ma che di fatto sanzionano “ciò che la famiglia sostiene da tempo, nonostante le ripetute richieste della Procura di archiviare il procedimento”.

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