Il Papa conclude la visita a Malta “Offrire un porto sicuro ai migranti”.

Ha incontrato circa 200 migranti presso il Laboratorio di Pace Giovanni XXIII di Hal Far nell’ultimo impegno dei due giorni, per mettere in luce la difficile situazione delle persone che intraprendono il pericoloso viaggio attraverso il Mediterraneo nella speranza di una vita migliore. Due migranti hanno testimoniato al Papa le loro esperienze: Daniel Jude Oukeguale, cittadino nigeriano che ha lasciato la sua città natale cinque anni fa, e Siriman Coulibaly, che da quattro anni vive a Malta con la moglie che aspetta un figlio. “Ci hanno mostrato una gentilezza insolita” è il motto che il Papa ha scelto per il suo viaggio. Papa Francesco ha parlato di un “naufragio della civiltà” che minaccia tutti noi, mentre migliaia di persone attraversano il Mediterraneo in cerca di una vita migliore. Ha detto che questo potrebbe essere fatto considerando le persone non solo come statistiche, ma come esseri umani che stanno vivendo le proprie storie e sogni. Il Papa ha auspicato che i migranti diventino testimoni e agenti di accoglienza e di Fraternità, perché ricevano un’accoglienza ricca di gentilezza e umanità. Il Papa ha chiarito nel suo discorso che non è un compito facile perseguire questo obiettivo e che i diritti fondamentali di milioni di migranti vengono violati a volte con l’aiuto delle autorità competenti. Ad alcune persone che pochi giorni fa hanno lasciato la Libia è stato chiesto dal Papa di unirsi alla preghiera per coloro che hanno perso la vita. La comunità ucraina a Malta ha sventolato le proprie bandiere fuori dal Laboratorio della Pace. Più di 100 persone, tra cui 22 bambini, sono rimaste bloccate in mare e le ONG Sea Life le hanno salvate, ma le autorità maltesi si sono rifiutate di aiutare. Non è la prima volta che Malta si rifiuta di offrire un rifugio sicuro alle persone in mare, con le autorità che spesso esortano altri Stati membri dell’UE a sostenere l’afflusso di richiedenti asilo.