Non avrebbero mai immaginato di dormire nel letto di qualcun altro quando erano a migliaia di chilometri da casa. La storia di questi tre bambini e delle persone che li hanno accolti è reale, anche se sembra un film. La loro madre li stava aspettando quando hanno viaggiato in Italia con la nonna. Un incubo per una donna di 59 anni e i suoi tre nipoti, interrotti almeno per qualche ora dall’abbraccio delle famiglie che li hanno ospitati, rinfrescati e coccolati come se fossero i propri figli. Mia madre è stata trattata come una regina ei miei figli come principi, secondo le mie parole. Non dimenticheremo mai quello che hanno fatto per noi. Ha in mano un cellulare con sopra un video che, secondo lui, è la prova che sua madre lo ha mandato mentre era in Romania. Sembra che la guerra non esista per un momento, che questa fuga sia un viaggio a casa di vecchi amici. Pensare che molti ucraini e italiani hanno sempre mantenuto sciocchi pregiudizi sull’altro. I miei figli hanno trovato yogurt e frutta quando hanno dormito in lenzuola bianche. Come sua sorella, ha due trecce che incorniciano un viso dolce e simpatico, scaltro e intelligente, e dice per farmi capire chi è l’autore di questi capolavori estetici. Di quei 2mila chilometri percorsi tra monti e pianure, spiando dalla finestra i paesaggi sconosciuti di Moldavia, Romania, Ungheria e Slovenia fino a Crema, nell’infinita Pianura Padana, un giorno forse solo il ricordo del calore ricevuto da persone mai viste prima: “Durante il viaggio, per chilometri e chilometri, in Romania hanno visto su entrambi i lati della strada tavoli con pannolini, assorbenti, alimenti per lattanti, prodotti per l’igiene, cibo”, racconta la madre dei bambini. Ogni famiglia ha allestito dei tavoli davanti alle proprie case, mettendo a disposizione tutto ciò che aveva in casa, secondo Karolina, che riporta quanto hanno detto sua madre e i suoi figli. Si sono tenuti in contatto con le famiglie che li hanno accolti. Le tre donne sono molto lontane da quanto accaduto in Ucraina. Quando hanno deciso di partire, prendendo l’essenziale come viatico, non hanno visto il sangue per le strade, ma il terrore era già presente. Quando abbiamo chiesto come spiegasse ai bambini che dovevano partire, ci ha risposto con una razionalità disarmante, per noi quasi incomprensibile. Erano consapevoli che eravamo in guerra. “Qui ci hanno trattato come principi, torneremo a ringraziarli”, dice l’articolo.

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