Per la seconda volta consecutiva nessuno pagherà il disastro del calcio italiano. Il presidente della Figc, Gabriele Gravina, è stato riconfermato anche da Giovanni Malag. Il capo dello sport italiano avrebbe potuto chiedere al presidente del Pallone di rendere conto dell’eliminazione e delle promesse di riforma che non si facevano negli ultimi quattro anni. All’indomani del fatale spareggio contro la Svezia, Malag è stato in prima linea nel chiedere una “riflessione” al presidente federale, inizialmente intento a resistere ma poi scoraggiato. In passato anche altri presidenti di altre Federazioni erano stati trattati con meno comprensione nei momenti più difficili, quindi Gravina era quasi protetto. Il Presidente Gravina ha ringraziato per la fiducia, consapevole della realtà del momento e delle sfide da affrontare, dopo aver fatto la mia considerazione condivisa da tutti. Quattro anni fa la FIGC di Tavecchio era in contrasto con il Comitato Olimpico, che voleva commissionare il pallone, come è successo regolarmente, ma con risultati deludenti. Il calcio tornerà al Coni dopo tanto tempo dopo che Malag e Gravina si sono ritrovati in sintonia. Che l’alleanza sia reale o falsa, Malag non aveva alcun interesse a sollevare il caso, è più conveniente avere un Gravina indebolito, piuttosto che aprire una crisi con risultati imprevedibili. Nell’incontro al Foro Italico il padrone di casa infatti “riconferma” Gravina, ea lui tutti gli altri presidenti gli hanno espresso solidarietà. La Nazionale non si è qualificata alle Olimpiadi per tre edizioni di seguito, sotto la sua gestione, e lui è rimasto tranquillamente al suo posto. Il tiro al piattello di Luciano Rossi non ha mai avuto grossi problemi con le vittorie. È la casta sportiva, che si protegge con spirito di sopravvivenza. Che non accada mai che possa toccare anche loro. Italia fuori dai Mondiali, Malag abbellisce il pallone. La casta dei presidenti della Federazione si tutela non pagando.

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