La diaspora turca in Europa e l’accesso ai fondi pubblici per la campagna elettorale sono due fattori importanti su cui il leader turco può contare per ottenere un nuovo mandato.

Gli Stati dell’Unione più colpiti dai flussi migratori della Turchia sono quelli dove il presidente uscente spera di essere rieletto.

“La Turchia ha cominciato a investire di più nel mantenere forti i legami con la sua diaspora in Europa a partire dagli anni ’80, quando si è capito che i turchi che emigrano per lavoro non sarebbero tornati in patria”, spiega Chiara Maritato, ricercatrice dell’Università di Torino.

Il Diyanet, organismo statale che si occupa della gestione degli affari religiosi all’estero, è uno degli strumenti utilizzati dalla Turchia.

“Diyanet è ormai presente in tutti i Paesi europei e ha anche un dipartimento internazionale che si occupa esclusivamente della gestione delle attività all’estero”, ha affermato Maritato.

L’offerta di servizi e attività di carattere religioso permette a Diyanet di raggiungere una parte specifica della diaspora, che è la parte più conservatrice della diaspora.

“Negli ultimi dieci anni si è aggiunta anche una nuova diaspora, quella dell’alta e media borghesia urbana più istruita, che ha alle spalle esperienze di studio e di lavoro all’estero, che non appoggiano il presidente e in parte composta anche da minoranze religiose perseguitate in Turchia e dai membri della comunità Lgbtq+”, precisa Maritato.

Nelle ultime settimane abbiamo assistito alla condanna in primo grado a due anni di reclusione del sindaco di Istanbul e al congelamento dei conti correnti del partito filocurdo HDP.

L’articolo Controllo della diaspora in Ue e più fondi pubblici per la campagna elettorale è de Il Fatto Quotidiano.

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