Le lavoratrici saranno al centro di 47 licenziamenti diretti che verranno attuati lunedì.

I titolari dell’azienda sono stati informati dalle rappresentanze sindacali e dal segretario provinciale.

I due sindacalisti hanno affermato che la scelta della Tirso, gravissima dal punto di vista occupazionale, è stata sconcertante perché ha impedito loro di poter convocare in tempo utile un’assemblea dei lavoratori.

I metodi utilizzati dall’azienda per informare i lavoratori sono stati aspramente criticati da Dal Magro e Zacchigna.

La politica deve tutelare il tessuto industriale del territorio perché di solo turismo non si vive.

Zacchigna ha detto che c’erano altre 10 persone che avevano subito la stessa sorte.

Dal Magro e Zacchigna annunciano che la CGIL organizzerà una protesta.

Filippo Caputo, segretario provinciale di Fesica-Confsal, il sindacato di maggioranza nello stabilimento di Muggia, ha espresso “sgomento e seria preoccupazione” per l’atteggiamento dell’azienda.

Caputo ha detto che l’azienda si è giustificata con la situazione economica generale e il calo degli ordini, ma ciò non è bastato perché in altre sedi del gruppo si è limitato a chiusure tecniche temporanee e parziali.

Circa 5 milioni avrebbero dovuto essere utilizzati per assumere quaranta nuovi dipendenti, ha affermato.

Il segretario provinciale del Pd ha chiesto alle istituzioni di farsi carico del presente e del futuro del settore manifatturiero triestino.

Pensiamo subito alle giovani donne che hanno perso il lavoro al Tirso, con interventi concreti di riqualificazione e ricollocazione.

Ascoltate l’allarme che abbiamo lanciato sulle crisi industriali della regione e in particolare di Trieste.

Il caso di “Tirso conferma ancora quanto sia necessario intervenire a sostegno del settore manifatturiero triestino”, ha detto Antonio Paoletti, presidente della Camera di Commercio della Venezia Giulia.

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