La Settimana della Memoria di quest’anno termina il 27 gennaio.

L’anno è segnato per l’Europa dall’invasione russa dell’Ucraina e per l’Italia dal primo governo di destra-destra della storia repubblicana.

Non sono tanto i nativi digitali, che stanno imparando a proprie spese a non fidarsi del cellulare, quanto i boomers o peggio, a trovare in Internet una giustificazione già fatta per il ritorno dell’analfabetismo.

La ragazza che indossava una maglietta con la scritta “Auschwitzland” è stata assolta per non aver commesso il reato.

Perché non condanni lei e le altre migliaia di poveracci che ogni anno vanno in pellegrinaggio per apologia dei fascisti? La particolarità di Memoria 2023 è che non è tanto digitale, ma politica, o quel che ne resta.

La vecchia sinistra e la nuova si finsero indignate per i primi provvedimenti scandalosi, pur non avendo tentato di demonizzare la destra-destra.

Ogni giorno, soprattutto per la Settimana della Memoria, escono valanghe di libri, film, documentari sullo Sterminio, ma si perdono – non come lacrime nella pioggia (da Blade Runner), ma come Aperol nello spritz di Luca Zaia (da Crozza ).

Dopo aver votato Berlusconi, Renzi, Grillo, hanno votato Meloni, e allora? Il premier si è commosso a un evento al Museo ebraico di Roma e c’è anche un minimo di professionalità.

La novità del 2023 non è la perdita della memoria, fatale con o senza internet, ma la banalizzazione dei fascisti, del nazismo e di tutti i totalitarismi novecenteschi.

La spiegazione è semplice, siamo bombardati da immagini della guerra ucraina ed è in ritardo rispetto ai sondaggi.

Gli orrori che avvengono intorno a noi in Iran, Afghanistan, Cina o altrove sono altrettanto gravi.

Reagiamo proprio a questa banalizzazione dell’horror, ma a modo nostro seguiamo la nostra regola: con il pubblico puoi fare qualsiasi cosa.

La nona edizione di Convivere con Auschwitz è stata scritta da Il Fatto Quotidiano.

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