Era l’1.

Il Ministro ha presentato una bozza di proposta sul regionalismo differenziato.

Per far digerire alle regioni meridionali un rospo indigeribile che è quello di accettare la disuguaglianza come regola, l’ordine stabile è usare tutta la malafede possibile.

Alla vigilia di un congresso, il Pd candida un candidato che ha dichiarato il suo sostegno politico alla proposta.

L’ultimo punto della proposta è quello di differenziare il diritto alla salute in proporzione al reddito della regione.

Lo scopo della bozza Calderoli è quello di controriformare l’attuale sistema fiscale che è alla base del finanziamento del servizio sanitario pubblico.

Il sistema di finanziamento si basa sulla spesa storica e rimarrà tale fino a quando non sarà definito l’articolo del titolo.

Cosa dice la proposta circa la prima e la seconda fase? Il Lep potrà essere pienamente attuato solo quando il federalismo fiscale sarà implementato nella Costituzione.

Se si vuole avere un regionalismo differenziato bisogna cambiare l’attuale sistema fiscale, ma sarà possibile definire i Lep e dare i reali benefici ai cittadini? Il diritto alla salute sarà diverso per ogni regione perché i benefici saranno proporzionali al reddito prodotto nella propria regione.

Non avremo un sistema sanitario nazionale, ma avremo una costellazione di servizi regionali.

La logica con cui si muovono il federalismo fiscale e la proposta del regionalismo differenziato non è la logica della solidarietà perché tutti i cittadini sono uguali di fronte alla malattia, e quindi non è la logica dell’equità.

Se gli atti di competenza non sono garantiti dallo Stato, sarà la Regione a prendere le decisioni.

I cittadini di diverse regioni non saranno uguali di fronte alla malattia.

È giusto distinguere il diritto alla salute in base al territorio?.

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