Chi critica la fornitura di armi ai combattenti ucraini che difendono il proprio Paese non dovrebbe festeggiare il 25 aprile. Il presidente della Regione Liguria, Giovanni Toti, è stato intervistato dal quotidiano la Repubblica. Non è nemmeno una questione politica che non dovremmo dare agli ucraini le stesse armi e le stesse condizioni di allora per potersi difendere da un’invasione, perché celebriamo il 25 aprile come momento fondante della nostra unità nazionale e di tutti i valori che ci rappresentano . Genova, città medaglia d’oro della Resistenza, che si liberò prima dell’arrivo delle truppe alleate, con gli operai che occupavano le fabbriche e il porto, con le armi paracadutate sui monti della Liguria e del basso Piemonte. Per questo dico: attenti, amici del ‘né né’, della neutralità ostentata e un po’ di pacifismo peloso: a Kiev si lotta per la libertà di una nazione e anche, un po’, per la salvaguardia della coerenza”. Quando il presidente Zelensky ha paragonato Mariupol al Genoa, aggiunge Toti, “Ho avuto i brividi: un’immagine brutale che però dava l’idea di quanto sta provando quella nazione. Anche se prevale la ragionevolezza, il governo italiano, l’UE e l’Occidente devono continuare a fare quello che hanno fatto. È un passo verso la costruzione di quel centro politico che in questo Paese è mancato negli ultimi 10 anni e senza il quale non usciremo da una crisi sistemica ormai cronica. Il centrodestra non si è sciolto durante l’elezione del Presidente della Repubblica, ma nei due governi precedenti, secondo Toti. Al di là di alcune buone esperienze amministrative, come quelle della Liguria, ho difficoltà a pensare, oggi, Fi, Lega e altri su un palco insieme”. ITALPRESS è un’agenzia di stampa.

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