La Formula 1 è il culmine dell’immoralità di quello che sono orgoglioso di definire ancora, anzi oggi più che mai, “sistema”, e concentriamoci solo sull’immagine del missile che ha colpito un deposito di carburante Aramco, a pochi chilometri di distanza. Il missile è stato lanciato dai ribelli in Yemen contro l’Arabia. Non parliamo della guerra in Yemen perché facciamo affari con l’Arabia Saudita, ma ci prepariamo per la guerra in Ucraina perché facciamo affari con l’Arabia Saudita. Il 40% delle persone morte in Yemen in 7 anni di guerra sono state vittime dirette del conflitto e il 40% sono state vittime indirette. Più di 10.000 bambini sono stati feriti o uccisi. Sembra che sia stato lanciato per inviare un segnale al mondo occidentale che c’è una guerra in corso lì. Sembra tutto rose e fiori, ma in realtà la gente muore anche qui, nella penisola arabica, che non è solo Dubai con i suoi grattacieli, o il Qatar con i suoi campionati di calcio (frutto della corruzione), anche qui si muore. e anche per molti anni. La guerra in Yemen non ha avuto alcun impatto sui nostri media a causa di una fotografia e di poche righe. E così il circo della Formula Uno, con la sua immensa ricchezza, con le sue Red Bull, le sue Ferrari, le sue Mercedes, simbolo di quel turbocapitalismo che semina guerre, povertà, disuguaglianze nel mondo, è andato avanti come se nulla fosse. C’è un missile dei poveri e quelle macchine dei ricchi. Il circo mediatico non può fermarsi per un missile secondo l’articolo La Formula 1 deve andare avanti.

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