La logica conseguenza del progresso tattico raggiunto sul campo dall’esercito di Putin, che ora può concentrare i suoi sforzi sui reali obiettivi della sua “operazione speciale”, è il continuo “riposizionamento” delle forze russe. Non è chiaro dove stia andando, ma non verso le altre città del quadrante occidentale, che fino a pochi giorni fa impegnavano truppe e mezzi della Guardia Nazionale su vari fronti. L’Europa e l’Italia avrebbero molto da incolpare se Bertolini Putin non ha sbagliato tutto. Ora mi è chiaro che quelli nella parte occidentale dell’Ucraina erano solo un diversivo per Putin. Ha impegnato una parte importante dell’esercito in obiettivi utili per ingaggiare le forze ucraine nella difesa della capitale e mantenere alta la tensione internazionale. Dal dispiegamento delle forze, era chiaro che non aveva mai avuto intenzione di conquistare tutta l’Ucraina. Gli attuali cambiamenti suggeriscono che la tattica di coinvolgimento in Occidente ha funzionato e ora che ha raggiunto i suoi obiettivi, Putin può concentrarsi sui suoi obiettivi reali. Possiamo portare armi e cibo dall’Occidente, ma non basterà a sovvertire un epilogo che sembra scontato. La resistenza è esercitata dalle milizie del battaglione Azov di stampo nazionalista e talvolta nazista, che non possono resistere all’infinito. La caduta di Mariupol potrebbe segnare la svolta nella trattativa, tanto che si tratta finalmente di una trattativa seria. Non si riprenderà perché adesso manderemo delle armi, quelle servono per tenere acceso un fuoco che invece sarebbe bene spegnere, prima di vedere altre stragi e prima di arrivarci con la resa di uno dei due e non con un negoziato “tra”. Non voglio dire che Zelensky debba dichiarare la resa, ma che prolungare una guerra come questa non vince nessuno, allontana il dialogo tra le parti e aumenta il tasso di morti, violenze, costi sociali ed economici su tutti i fronti. Non sto dicendo che non sia mai successo. L’Italia ha sempre difeso la sua gente. Non li ha dati al Paese che aveva a che fare con una variante dell’Isis. Ci hanno chiesto delle armi, ma non gliele abbiamo date. Non usiamo per alimentare conflitti, quindi utilizziamo lo stesso criterio in altre situazioni in cui le persone vengono attaccate. In questa fase di immagini, notizie, appelli, è stato difficile scappare e capisco che non siamo mai stati così bombardati. Poiché il conflitto ci è molto vicino, doveva essere spento il prima possibile, per non provocare una resistenza con poche speranze. Ricordi le battaglie contro i corsi di Dostoevskij? Da quel giorno in tutta l’Europa soffia un vento di guerra che è andato oltre la condanna dell’invasione criminale dell’Ucraina da parte di Putin. Questo pensiero è comune nel nostro Paese, ma è schiacciato da un’improvvisa spinta verso l’unità in Europa. Le persone che hanno compiuto le stragi di civili non hanno aiutato Putin, che deve negoziare i suoi obiettivi con il peso di quelle accuse. Se vogliamo rimanere un Paese, dobbiamo mantenerci al 2%.

You may also like

Leave a reply

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *