E’ quanto sostiene la richiesta dell’Ilva in amministrazione straordinaria presentata nei giorni scorsi alla Corte d’assise del capoluogo ionico in merito allo stabilimento ‘sigillato’ nel 2012 e per la quale gli stessi giudici hanno disposto la confisca nell’ambito della sentenza di primo grado del maxi Ambiente . Secondo il parere dell’assessore, si fa riferimento ad un importante avanzamento dei lavori che sarebbe avvenuto il giorno prima della sentenza. Lo stesso pm di Taranto ha evidenziato i meriti della gestione dell’assessore, della progressiva attuazione del Piano Ambientale, e dell’eliminazione delle condizioni di rischio presenti al momento del sequestro, secondo gli avvocati dell’Ilva. Lo Stato non aumenterebbe al 60% le quote di Acciaierie d’Italia, joint venture con Arcelormittal che gestisce l’impianto, perché non sono state soddisfatte determinate condizioni. In questi 10 anni, si legge nel documento, “l’attuazione degli interventi previsti dal Piano Ambientale ha modificato notevolmente la struttura operativa dell’impianto” e quindi l’industria siderurgica sarebbe “un impianto dotato di presidi preventivi all’avanguardia secondo al meglio”. Nel documento firmato dai commissari straordinari si legge ancora che la famiglia Riva ha rinunciato al proprio diritto all’azienda e quindi agli impianti oggetto di sequestro. Gli esiti delle indagini e delle ispezioni ambientali condotte dagli organi pubblici di controllo hanno escluso, secondo i Commissari, il superamento dei limiti di emissione previsti dal quadro normativo di settore. Secondo gli avvocati dell’Ilva, non ci sono mai stati indici di rischio per la comunità o l’ambiente. È tratto da Il Fatto Quotidiano l’articolo “Pianta ora sicura, non ci sono rischi per l’ambiente e per i cittadini”.

You may also like

Leave a reply

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *