La vita della vecchia centrale nucleare di Krko si prolungherà di vent’anni, a poco più di 100 chilometri dal confine italiano. Nei mesi scorsi le associazioni ambientaliste di tutti i Paesi coinvolti si sono unite per ribadire il loro no alla centrale nucleare, Legambiente chiede che l’Italia si parli come ha già fatto l’Austria e, visto che fino al 14 aprile è attiva la fase di consultazione che coinvolge invia la società civile e gli enti locali. La storia della centrale slovena di Krko e della guerra in corso in Ucraina ce lo ricordano con il nucleare non si scherza. Il sito di Krko non è adatto per una centrale nucleare perché il contenitore del reattore è stato progettato per resistere agli shock con un’accelerazione massima al suolo di 0,2 g. Per costruire una seconda centrale a Krko, già giudicata inadeguata, l’IRSN ha effettuato una valutazione. Gli esperti spiegano che l’estensione proposta al 2043 non può fissare l’età del contenitore del reattore di cemento che è stato sottodimensionato per 50 anni. Il problema del deposito definitivo di materiale radioattivo ad alta intensità rimane irrisolto ed è una delle questioni irrisolte. Non è sufficiente che il deposito di rifiuti di bassa e media intensità si trovi nel Fondo per il Decommissioning dell’impianto di Krko. L’articolo Crisi energetica parla di un piano per prolungare la vita della centrale nucleare di Krko.

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